Era nato il 6 aprile del 1773 dal medico Maurizio e da Vincenza Izzo.
Aveva deciso di fare la stessa professione del padre e si laureò, il 2 Giugno 1792, a Napoli, dottore in Medicina.
Anche lui aveva usufruito degli insegnamenti dell’abate Nicola Maria Troyli.
La sua casata era tra quelle più in vista del paese.
Sia nel mondo ecclesiastico che in quello civile, i Mastrangelo avevano ricoperto molti incarichi; la madre apparteneva ad una famiglia di origine napoletana, giunta in Lucania nel Seicento, e i suoi membri si erano distinti soprattutto in ambito giuridico.
Parteggiò per la repubblica partenopea e, nominato generale repubblicano, difese Altamura dall’assedio del cardinale Ruffo.
A lui, al sacerdote Nicola Palomba di Avigliano e alla loro intransigenza, molti storici attribuiscono il saccheggio di Altamura ad opera dell’esercito sanfedista.
Gli altamurani si difesero con coraggio, tanto che quella città si meritò l’appellativo di Leonessa di Puglia, ma capitolò e, quando i sanfedisti trovarono alcuni prigionieri fedeli al Re, sepolti vivi, la saccheggiarono senza riguardo per nessuno.
Fuggito a Napoli, Felice Mastrangelo, nel tentativo di imbarcarsi come il Lomonaco per andare in Francia, a Marsiglia, travestito da pescivendolo mentre si recava al porto, venne scoperto e quindi arrestato.
Fu afforcato in piazza del Mercato il 14 Ottobre 1799.
La stessa sorte toccò al sacerdote Nicola Palomba.
Prima che il boia infilasse la sua testa nel cappio, Felice alla folla urlò: “Ho vissuto libero e felice e ho fatto di tutto per rendervi liberi e felici”.
Aveva solo 26 anni.
Restaurata quindi la Monarchia, la sua famiglia non poté neanche ricevere la condoglianze e, solo di notte, affranta dal dolore, qualche conoscente si recava a far loro visita.